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Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri

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Messaggio  Admin Ven Giu 10, 2011 12:34 am

Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri Aaa11

L'esperienza di verità si dà solo nel dialogo,

in quella dialettica di domanda e risposta

che alimenta il movimento circolare della comprensione

(Hans Georg Gadamer)



Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri Linea11


IV INCONTRO
IL VALORE DELLA CURA
Le parole e le azioni per dire ‘responsabilità’

"Buon giorno", disse la volpe. "Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno. "Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…""Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino…""Sono una volpe", disse la volpe. "Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono cosi triste…" "Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata"."Ah! scusa", fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: "Che cosa vuol dire "addomesticare"?""Non sei di queste parti, tu", disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire addomesticare? Gli uomini", disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E molto noioso! Allevano anche delle galline. E il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?""No", disse il piccolo principe. "Cerco amici. Che cosa vuole dire addomesticare?"
"E una cosa da molto dimenticata. Vuol dire creare dei legami…" "Creare dei legami?"
"Certo", disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io saro per te unica al mondo". "Comincio a capire", disse il piccolo principe. "C’e un fiore… credo che mi abbia addomesticato…" "E possibile", disse la volpe. "Capita di tutto sulla Terra…""Oh! Non e sulla Terra", disse il piccolo principe. La volpe sembrò perplessa: "Su un altro pianeta?""Si"."Ci sono dei cacciatori su questo pianeta?" "No".
"Questo mi interessa! E delle galline?""No".
"Non c’e niente di perfetto", sospirò la volpe.
Ma la volpe ritorno alla sua idea: "La mia vita e monotona. Io do la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio percio. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sara come illuminata. Conoscero un rumore di passi che sara diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi fara uscire dalla tana, come una musica. E poi, guarda! Vedi, laggiu in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me e inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo e triste! Ma tu hai dei capelli color dell’oro. Allora sara meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che e dorato, mi fara pensare a te. E amero il rumore del vento nel grano…"La volpe tacque e guardo a lungo il piccolo principe:
"Per favore… addomesticami", disse. "Volentieri", rispose il piccolo principe, "ma non ho molto tempo, pero. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano", disse la volpe.
"Gli uomini non hanno piu tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose gia fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno piu amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" "Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti sederai un po’ lontano da me, cosi, nell’erba. Io ti guardero con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ piu vicino…"
Il piccolo principe ritorno l’indomani.
"Sarebbe stato meglio ritornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincero ad essere felice. Col passare dell’ora aumentera la mia felicita. Quando saranno le quattro incomincero ad agitarmi e ad inquietarmi; scopriro il prezzo della felicita! Ma se tu vieni non si sa quando, io non sapro mai a che ora prepararmi il cuore… Ci vogliono i riti". "Che cos’e un rito?" disse il piccolo principe .
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’e un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedi ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedi e un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".Cosi il piccolo principe addomestico la volpe. E quando l’ora della partenza fu vicina:
"Ah!" disse la volpe, "… piangerò". "La colpa e tua", disse il piccolo principe, "io, non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
"E vero", disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?" "Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".Poi aggiunse:
"Va’ a rivedere le rose. Capirai che la tua rosa e unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalero un segreto". Il piccolo principe se ne ando a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto un mio amico e ora e per me unica al mondo".Le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si puo morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi assomigli, ma lei, lei sola, e piu importante di tutte voi, perché e lei che ho innaffiata. Perché e lei che ho messa sotto la campana di vetro. Perché e lei che ho riparata col paravento. Perché su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre perle farfalle). Perché e lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi, o anche qualche volta tacere. Perché e la mia rosa".E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale e invisibile agli occhi"."L’essenziale e invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe , per ricordarselo.
"E il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa cosi importante"."E il tempo che ho perduto perla mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verita. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…""Io sono responsabile della mia rosa…" ripeté il piccolo principe per ricordarselo.

Tema di discussione: i luoghi e le forme della responsabilità
Rispondono i bambini


Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri Img_0211

Quale geometria si sviluppa se solo proviamo, con un filo, a legare l'indice della mano di chi interviene? Il darsi parola disegna una trama...

  • Essere responsabili di un compito quando, in assenza di mamma, mi prendo cura della mia sorellina.
  • ...quando la mia maestra si allontana dalla classe.
  • A volte mi sento responsabile di mio fratello quando mia madre dice di stare attenta a lui.
  • ...quando mia madre mi dice di cambiare l'acqua alle tartarughe.
  • In questi giorni stiamo pulendo il giardino perchè ci sentiamo responsabili.
  • Quando qualcuno ti affida qualcosa ti sei responsabile e non ti devi distrarre.
  • Quando mia madre mi chiede di stare attenta alla sorellina, io sono contenta perchè vuol dire che si fida.
  • Sei responsabile quando cerchi di aiutare un amico che sta in difficoltà.



Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri Linea11


III INCONTRO
Il VALORE DELL'ALTRO
Cosa è l'altro per me, cosa sono io per l'altro?

"Ah! Ah! Ecco la visita di un ammiratore", grido da lontano in vanitoso appena scorse il piccolo principe. Per i vanitosi tutti gli altri uomini sono degli ammiratori.
"Buon giorno", disse il piccolo principe, "che buffo cappello avete!"
"E per salutare", gli rispose il vanitoso. "E per salutare quando mi acclamano, ma sfortunatamente nonpassa mai nesusno da queste parti".
"Ah si?" disse il piccolo principe che non capiva.
"Batti le mani l’una contro l’altra", consiglio percio il vanitoso. Il piccolo principe batté le mani l’una contro l’altra e il vanitoso saluto con modestia sollevando il cappello.
"E piu divertente che la visita al re", si disse il piccolo principe, e ricomincio a battere le mani l’una contro l’altra. Il vanitoso ricomincio a salutare sollevando il cappello. Dopo cinque minuti di questo esercizio il piccolo principe si stanco della monotonia de gioco: "E che cosa bisogna fare", domando, "perché il cappello caschi?"
Ma il vanitoso con l’intese. I vanitosi non sentono altro che le lodi.
"Mi ammiri molto, veramente?" domando al piccolo principe.
"Che cosa vuol dire ammirare?"
"Ammirare vuol dire riconoscere che io sono l’uomo piu bello, piu elegante, piu ricco e piu intelligente di tutto il pianeta".
"Ma tu sei solo sul tuo pianeta!"
"Fammi questo piacere. Ammirami lo stesso!"
"Ti ammiro", disse il piccolo principe, alzando un poco le spalle, "ma tu che te ne fai?"
E il piccolo principe se ne andò.
Decisamente i grandi sono ben bizzarri, diceva con semplicità a se stesso, durante il suo viaggio.
Il Piccolo Principe di Antoine Marie Roger de Saint-Exupéry




Tema di discussione: i modi dell'ammirazione, della vanità e dell'invidia
Rispondono i bambini

Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri Img_0211
  • Quando una persona vuole seguire l'esempio di un altro che per lui è diventato un idolo, signifca che prova ammirazione.
  • Io ammiro i miei genitori.
  • Io ammiro Michael Jackson perchè è bravo, perchè mi piace.
  • I miei compagni mi ammirano perchè sono bravo a scuola.
  • Quando abbiamo fatto le prove INVALSI, un mio compagno mi chiedeva le risposte ma io non glie le ho suggerite.
  • I miei insegnanti mi hanno ammirato quando ho detto la lezione di storia.
  • Quando ero piccolo mi sentivo molto ammirato, mi davano tanti pizzicotti, questo però mi metteva a disagio.
  • L'ammirazione è un sentimento e può essere positivo o negativo.
  • L'opposto dell'ammirazione è l'invidia.
  • Quando un altro fa bene una cosa che io non so fare.
  • L'invidia c'è quando sia fare o hai una cosa che io non ho e non posso ottenere.
  • Io quando ero piccolo ero invidiato perchè sapevo disegnare molto bene.
  • L'invidia è un rifuguarsi nei propri limiti.
  • L'invidia invece deve diventare carburante per superare i propri limiti.
  • Chi non prova invidia è vanitoso, pensa di sapere fare tutto meglio degli altri.
  • Il sostantivo di vanitoso è 'vanità'. Significa uno che si vanta da solo.
  • Ho un'amica, Roberta, che si vanta sempre, dice di essere la più brava di tutti.
  • Io penso che la vanità è insicurezza.
  • Se sono vanitoso sottovaluto l'avversario e perdo.
  • La vanità è possibile perchè stiamo insieme agli altri.
  • Noi abbiamo bisogno dei giudizi degli altri.
  • Il giudizio mi fa sentire male se è negativo.
  • Se io mi descrivo dico che sono diventente, intelligente.
  • Io sono attivo, coraggioso, intelligente, e un po' presuntuoso, lo so perchè me lo dicono le maestre e la mia mamma.
  • L'altro come il mio specchio.



Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri Linea11



II INCONTRO
Il VALORE DELLA MEMORIA
i ricordi e i sentimenti
Il pianeta appresso era abitato da un ubriacone. Questa visita fu molto breve, ma immerse il pciccolo principe inuna grande malinconia.
"Che cosa fai?" chiese all’ubriacone che stava in silenzio davanti a una collezione di bottiglie vuote e a una collezione di bottiglie piene.
"Bevo", rispose, in tono lugubre, l’ubriacone.
"Perché bevi?" domandò il piccolo principe.
"Per dimenticare", rispose l’ubriacone.
"Per dimenticare che cosa?" s’informò il piccolo principe che cominciava già a compiangerlo.
"Per dimenticare che ho vergogna", confessò l’ubriacone abbassando la testa.
"Vergogna di che?" insistette il piccolo principe che desiderava soccorrerlo.
"Vergogna di bere!" e l’ubriacone si chiuse in un silenzio definitivo.
Il piccolo principe se ne andò perplesso.
I grandi, decisamente, sono molto, molto bizzarri, si disse durante il viaggio.
Il Piccolo Principe di Antoine Marie Roger de Saint-Exupéry



Tema di discussione: si può smettere di ricordare?
Rispondono i bambini e le maestre


Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri 25885813
Dimenticare è...
Non avere emozioni.
Non pensare.
Non sapere.
Non avere amici.
Semmai dimenticare i nomi delle persone che non ci piacciono.
Ricordo che a una festa mi mettevo sempre in mezzo. Ricordare mi diverte ancora.
Camminavo sul bordo bagnato della piscina, poi caddi giù in piscina.
Non ricordare vuol dire commettere gli stessi errori.
E' utile ricordare.
Cosa è utile dimenticare?
Brutte parole.
Torti subiti.
Paure.
Dimenticare è sorvolare?
Tempo fa è morto il mio cane.
Vorrei dimenticare la morte di mio zio.
Ma così concelli anche il sentimento che hai per lui!
Legame memoria-sentimento
Cosa resta di me se non ricordo più niente?



Quattro soste per un breve itinerario: io e gli altri Linea11


I INCONTRO
IL VALORE DEL TEMPO
Cosa resta del tempo, nel tempo?

"Buon giorno" disse il piccolo principe.
"Buon giorno" disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete.
Se ne inghiottiva una la settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
"Perché vendi questa roba?" disse il piccolo principe.
"E' una grossa economia di tempo" disse il mercante.
"Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatréminuti alla settimana".
"E che cosa se ne fa di questi cinquantatréminuti?"
"Se ne fa quel che si vuole.. ."
"Io", disse il piccolo principe, "se avessi cinquantatréminuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…"
(Antoine de Saint-Exupéry “Il Piccolo Principe)

Tema di discussione: come vivere il tempo?
Rispondono i bambini e le maestre
  • Il tempo è astratto ma infinito.
  • Occorre risparmiare il tempo.
  • Fai il giorno prima quello che dovresti fare domani.
  • Nel tempo che hai risparmiato fare cose importanti.
  • Risparmiare tempo vuol dire anche non fare cose inutili.
  • Vuol dire non perdere tempo.
  • Certe volte si è costretti a fare cose inutili, come la compilazione dei registri. (Maestra Anna)
  • Quando ho fatto la prima comunione, i miei genitori mi hanno fare tante foto, le ultime che ho fatto erano inutili.
  • Non sempre possiamo scegliere di non fare cose inutili, a volte siamo costretti.
  • Si subisce violenza quando si è costretti a fare cose inutili.
  • Si, ma ci sono cose che al momento senti inutili, poi con il tempo scopri importanti per te.
  • Come studiare, da grandi i bambini capiranno. (maestra Lucia)
  • Come studiare, da grandi noi bambini capiremo…
  • Non si può stare sempre a pensare al domani, finisci per non pensare al presente.
Disegniamo il tempo
Quale titolo dare a un disegno sul tempo?

Disegno l’astratto attraverso il concreto.




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