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Laboratorio di filosofia I.s.i.s. 'A.Torrente' di Casoria

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Messaggio  Admin Mar Mar 13, 2012 6:15 pm




Per l'insegnamento della filosofia negli istituti tecnici (e professionali), è ancora valida la proposta formulata nel programma "Brocca", che delinea la possibilità di programmare percorsi problematici. Tale proposta, promossa dal Dirigente Scolastico Prof. Giovanni De Rosa, mira anche a una programmazione modulare che consenta eventuali torsioni pluridisciplinari in riferimento a problematiche specifiche (come ad esempio: questione della tecnica, rapporto fra lavoro manuale e intellettuale, problemi teorici connessi allo sviluppo delle nuove tecnologie dell'informazione, rapporto fra Nord e Sud del mondo, problemi sociali e politici connessi al primato dell'Occidente, questioni di bioetica, ecc.).
Fa da sfondo un’idea di educazione come impegno a far uscire tutti dalla caverna e a fugare le ombre. Il senso non è nelle cose, ma nella capacità attributiva dell’uomo. Se il numero è fondamento della natura, il libro su cui la natura è scritta può essere decifrato solo dall’uomo, da un uomo emancipato dalle ombre, che sappia leggere tra le righe la storia della sua scelta evolutiva che è un cammino a venir fuori dalla caverna e non ad entrarvi, saturo delle sue molteplici suppellettili e manufatti.
Per uscire dalla caverna occorre che «all’interno dell’educando accada qualcosa che perturbi l’ovvio della quotidianità e consenta il manifestarsi di ipotetici, possibili nuovi scenari tanto densi di suggestioni da prescrivere il cambiamento, cioè il passaggio dal solo cambiamento possibile e prefigurabile alla possibilità del cambiamento che esige scatti di autonomia a loro volta implicanti la complessificazione del proprio sistema di dipendenze tanto che il grado di autonomia raggiunto ad ogni momento della vita può essere descritto a partire dal grado di complessità che riusciamo ad assegnare al nostro sistema di dipendenze.»1 Dunque, un’idea di educazione cha sappia lasciare lo spazio ai ragazzi per orientarsi e auto-direzionarsi. Le esperienze della vita sono importanti anche se non tutte le esperienze sono educative; per esserlo bisogna riflettere criticamente su di esse, occorre tematizzarle, discriminarle per capire che cosa di esse è veramente importante per la crescita della propria persona nel confronto con le altre.
1] B. Schettini, Pedagogista professionista o pratico dell’educazione? in http://rivista.edaforum.it/numero16/monografico_schettini.html
Noi ci proviamo...

I° incontro - 12/03/2012
Alunni del serale
Docente: prof.ssa Rosalia Marino.
Facilitatore: Pina Montesarchio

Tema di discussione: chi sono io?

Nella grammatica dell'essere è l'io la regola principale. Titola e scandisce l'identità dell'uomo, la sua relazione con il tu, con l'altro da sé. Due sole lettere che sintetizzano un mondo intero; un veloce monosillabo che richiama in modo fulmineo due nomi maestri: Cartesio, il filosofo del "cogito, ergo sum" , del penso dunque sono, e Freud, l'esploratore dell'inconscio, delle dinamiche che governano ciò che è dimenticato, nascosto dentro ogni persona. Io viene pronunciato innumerevoli volte, comincia spesso le frasi che raccontano di chi parla, indica una posizione netta. L'esercizio odierno vuole alleggere l'IO dalla meccanicità del quotidiano, dall'abuso di cui è vittima per restituirgli il profilo di un significato più autentico.

Io sono il mio pensiero
Io sono il mio corpo

Di seguito alcuni momenti della discussione.

-Io sono il mio pensiero.

-Le attività del pensiero sono: l’immaginazione, la creatività, la coscienza, la riflessione, l’impegno a non vivere il condizionamento altrui.

-Al corpo appartiene una estensione limitata, misurabile. Il pensiero è illimitato, infinito.

-Così come non potrò mai conoscere interamente il pensiero dell’altro, allo stesso modo non mi sarà mai dato conoscere interamente il mio pensiero.

-Il pensiero con il tempo si fa più ricco.

-Il corpo con il tempo si fa più stanco e invecchia.

-Il pensiero percepisce la fatica del corpo e in qualche modo la vive.

-Il pensiero percepisce la sofferenza del corpo e la vive.

-La sofferenza del corpo stanca-rallenta il pensiero.

-Il pensiero si confonde con proprio corpo e mai accetterebbe di avere un altro corpo.

-Il pensiero pur essendo illimitato vive i propri limiti nel non saper dire nulla riguardo alla morte e alla forza che ci fa vivere pur sapendo che siamo destinati alla morte.


“Noi siamo il nostro corpo.
Il corpo è la nostra sola realtà valutabile.
Non si oppone all’intelligenza, ai
sentimenti,all’anima. Li include e li ospita.
Dunque prendere coscienza del proprio
corpo è accedere a tutto il proprio essere
poiché corpo e anima, psiche e fisico, e
anche forza e debolezza, rappresentano non
una dualità dell’essere, ma la sua unità.”
Thérese Bertherat

* * * * *

II° incontro - 2/04/2012





L'io è padrone di sé
L'io per Cartesio è il soggetto pensante e consapevole di sé opposto alla natura: spirito contro materia, mente contro corpo. Nel celebre trattato Le passioni dell'anima Cartesio fornisce una sorta di "medicina" per diventare proprietari unici e autorevoli del proprio "io".
Come? Attraverso il dominio della passioni da raggiungere con lo strumento della ragione.


L'io non è padrone in casa propria
L'io, per Freud, non è pura trasparenza, non è forza della ragione che domina il mondo. Il soggetto ospita dentro di sé più parti. L'io - la parte consapevole dell'uomo - è solo una piccola porzione della "topografia" della psiche. L'io subisce le inibizioni e le pressioni del "super-Io" (la voce genitoriale che ognuno ha introiettato e che ancora comanda , castiga e affligge con il senso di colpa) ma è anche in balia dell'altro (in tedesco "es" o "lui"). Ed è l'"es", che è in-coscio, la scaturigine profonda dei desideri e delle azioni.




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